Oggi si va all’estero per vivere una esperienza di studio o di lavoro altamente formativa o, semplicemente, per divertirsi a scoprire il mondo, ma un tempo lo si faceva per necessità. Sono tanti gli abitanti della Val di Cembra che, non riuscendo a trovare un adeguato sostentamento in queste terre, hanno deciso di trovare fortuna altrove. Germania, Belgio, Olanda, ma anche oltre oceano, negli Stati Uniti, in America del Sud o in Australia. Ma tanta era la voglia di tornare a casa.
In seguito alla domanda “ma nonna, visto che c’era così tanta povertà, qualcuno decideva di andarsene?”, la nonna ha risposto che molti si trasferirono a Salorno o Laives e molti andavano a lavorare per periodi lunghi al di fuori della Valle. Per esempio il fratello di mio nonno si trasferì a Bolzano a lavorare presso l’officina della Lancia e poi, in seguito alla scarsità di lavoro, l’azienda gli diede l’opportunità di trasferirsi in Canada. A Bolzano aveva una morosa alla quale promise che, una volta sistematosi, l’avrebbe chiamata. Per potersi ricongiungere, però, i due dovevano essere per forza sposati. Per farlo, fu chiesto a mio nonno di sposarla “per procura” (non mancarono festa e foto!) e di accompagnare poi la sposa/cognata a Genova a prendere la nave e raggiungere il suo amato. I novelli sposi rimasero in Canada due anni ma poi, visto che anche lì il lavoro iniziava a scarseggiare, decisero di rientrare. Poiché il viaggio in nave costava molto, il fratello di mio nonno iniziò addirittura a “tirar for latrine” da portare in campagna e raccogliere lombrichi di notte per i pescatori. In due mesi riuscì a racimolare il necessario. E così tornarono a casa.
Giorgia, Cembra
Dopo la guerra il papà della nonna andò a lavorare in Francia, dove cercavano tanti uomini per lavori manuali. È stato via 3 anni, per poi tornare nel 1949, quando qua in Italia iniziavano i cantieri. Lavorava a Trento: durante la settimana si fermava a dormire insieme ad un suo amico in una locanda, dove si preparavano da mangiare in terra su due sassi, mentre nel weekend rientrava in bicicletta.
Sara, Valda
La bisnonna Filomena, originaria di Grumes, aveva un fratello che viveva in America. Lì lui conobbe il bisnonno Davide e, quando tornò in Italia, le propose di sposarlo. Lei aveva solo 18 anni ma si fidò del fratello: da sola prese il suo baule e andò a Le Havre, in Francia, per imbarcarsi alla volta dell’America. Lì incontrò il bisnonno, che portava il latte nelle case a cavallo e dormiva su di un treno merci in mezzo al fieno. Inutile dire che il primo impatto non fu dei migliori, tanto che lei voleva ritornare subito indietro, ma alla fine si sposarono. Dopo un paio di anni riuscirono anche a rientrare in Valle di Cembra, dove la loro famiglia crebbe.
Stefania, Lona
Teresa non aveva nemmeno 15 anni quando l’hanno messa su un treno di sola andata per Milano per andare a lavorare in famiglia. Non aveva idea di dove stesse andando, tanto che, una volta giunta in stazione, sbagliò la direzione dell’uscita e solo dopo aver visto che andavano tutti dalla parte opposta si rese conto dell’errore. Chi la aspettava, aveva una sua foto in mano. Lei, ovviamente, non sapeva nemmeno chi fosse. Faceva mestieri in casa mentre i padroni giocavano a carte. Si sentiva mortificata in questo ruolo tanto che appena ebbe l’occasione, fece domanda in ospedale per diventare infermiera. E ci riuscì. Oggi è ancora a Milano. Sono passati 61 anni.
Teresa, Cembra