Oggi gli influencer sono quei personaggi pubblici che in qualche modo condizionano i “trend topic” del momento o le scelte di acquisto delle persone, soprattutto attraverso i social. Personaggi generalmente carismatici, il cui successo si misura a numero di follower. Ma, anche se in formato ovviamente ridotto, dettato dai limiti geografici del caso, anche nei piccoli paesi della valle non mancavano soggetti in grado di distinguersi e farsi ricordare. Chi per una particolare storia di vita, chi per la capacità di “guidare” gli altri, che per l’impegno profuso a favore della comunità. Ne conoscete qualcuno? Segnalatecelo!

 

ALDO PISETTA

Mio zio si chiamava Aldo Pisetta. Nacque nel 1923 e alla tenera età di 8 anni perse il braccio destro a causa di un incidente nel mulino dei nonni materni. Da quel momento in poi dovette imparare a fare tutto con la sinistra. Frequentò il liceo a Trento, dove diventò presidente degli studenti trentini. Si iscrisse poi alla facoltà di ingegneria a Padova da cui fu costretto a scappare perché faceva volantinaggio antifascista. Ed erano tempi di guerra.

Tornò così ad Albiano. Suo padre, iscritto al Partito, andava ad attaccare i manifesti a favore del Duce, mentre lui, di nascosto, li toglieva. Coordinò le attività dei partigiani e fondò il Comitato di Liberazione Nazionale di Pinè e Val di Cembra. Fu riconosciuto come patriota. Dopo la guerra, iniziò ad insegnare matematica al liceo e, nel frattempo, ad interessarsi all’attività estrattiva del porfido. I padroni, allora, venivano da fuori regione (Milano, Brescia, ecc.) ed avevano ottenuto le grandi concessioni in formula trentennale.

Lo zio, insieme ad altri antifascisti, cominciò allora a mettere in piedi una cooperativa di lavoro che diede vita alla Ilpa, la prima cava gestita da locali, in una zona vergine. Ne diventò presidente. Era il 1947. Piccolo lotto, piccole attrezzature…badili, picconi. Crearono la strada che va dal fondo del paese di Albiano al Lago di Santa Colomba e in pochi anni il numero di soci crebbe fino a raggiungere un centinaio di persone. Altri seguirono l’esempio di questa avventura e cominciò a prendere finalmente forma un nucleo di imprese locali. Ma il suo impegno andò anche oltre a questo. Sempre attivo sul fronte culturale, a lui si deve l’organizzazione della compagnia teatrale del paese, dove – nonostante la sua grave menomazione fisica – si occupava di tutto tranne che di recitare: incredibile pensare che era capace addirittura di guidare.

Una vita intensa, vissuta senza mai tirarsi indietro, fino alla morte, giunta incredibilmente prematura alla sola età di 29 anni, a causa di una peritonite. Meno di 30 anni per lasciare il segno. Questo era mio zio.

Racconto raccolto da Gloria, Albiano