E-bike? Macché! Monopattini elettrici? Meno che meno! Se è vero che quella del rider, così come la intendiamo oggi, è una professione piuttosto recente, nell’ascoltare le storie dei nostri nonni abbiamo in realtà scoperto come delivery e consegne sul posto di lavoro o a casa erano molto frequenti in Valle di Cembra. Dai bambini che dovevano uscire prima da scuola per andare a portare i pasti agli operai sulle cave a chi attraversava la valle per scambiare merci, fino a quelli che affrontavano lunghe distanze per commerciare illegalmente la grappa, spesso con il favore della notte.

 

Mia nonna ricorda che quando era piccola la scuola finiva alle ore 11.30, dopodiché i bambini dovevano portare il pranzo agli operai delle cave fino al Lago Santo. Lei portava 10-12 pasti in uno zaino enorme e decisamente pesante. Ogni bambino aveva la lista di case in cui andare a ritirare questi pasti per la consegna.

Giorgia, Cembra 

 

Appena dopo la guerra i soldi non valevano, tutto si vendeva in cambio di cibo. Da Valda si affrontava la montagna a piedi per arrivare a Salorno o ai Pochi a commerciare, soprattutto farina. Il sale, invece, è un bene che è mancato per anni, tanto che il suo valore corrispondeva a quello del burro.

Sara, Valda

Scatto di famiglia – fine anni ’50

 

Lo scambio merci con la grappa avveniva principalmente con l’Altopiano di Piné. Gli abitanti della Val di Cembra vi si recavano a piedi scendendo dalle campagne sotto Cembra e passando per il ponte di Pozzolago (che non era in ottime condizioni) che li conduceva sull’altra sponda della Valle. Questi “rider” portavano uno zaino “da soldato” sulla schiena con all’interno una tanica di rame da 20L di grappa, la quale veniva scambiata con cavolo cappuccio.

Giorgia, Cembra

 

Soprattutto nel periodo tra le due Guerre, capitava che le donne della Val di Cembra rimanessero “incinte” solitamente tra l’inverno e la primavera. Giusto il tempo per portare la grappa a coloro che si erano prenotati. Per non dare nell’occhio, le donne uscivano di casa con il pancione. In realtà erano provviste di una “panciera” ricavata da budello del maiale o di una camera d’aria, opportunamente riempite e fissate ai fianchi. Oppure nelle “ciutare”, ovvero borracce ricavate dalle zucche vuotate dei semi e seccate.

Sofia, Mosana